Il caso “AutoAbertis” e la difesa dell’identità nazionale, visti dai web magazine.
                                          

                                    A cura di Irene Campanella

        
 
Si chiudono gli otto mesi di scontri in seguito alla decisione di Autostrade e del gruppo spagnolo Abertis, come viene riportato da http://www.ansa.it, di rinunciare al progetto di fusione, con la riserva di riproporlo più avanti se matureranno le condizioni. Infatti il 23 Aprile 2006 l’integrazione tra la prima società di gestione autostrade italiana e quella spagnola prevede la nascita, entro la fine del 2006, del primo operatore europeo del settore. Il primo a schierarsi contro il merger, come riferisce http://www.brunoleoni.it, è stato il vice presidente del Consiglio Francesco Rutelli, che ha espresso <<dubbi assai severi>> non appena la notizia è emersa sui mezzi di comunicazione. Il responsabile economico della Margherita Enrico Letta ha parlato di <<una svendita, o meglio una pre-vendita mascherata da fusione>> e ha esortato gli imprenditori italiani interessati a <<farsi avanti rapidamente perché troveranno un governo attento>>. Al centro-destra si deve la prima iniziativa parlamentare tesa ad impedire l’operazione, firmata da Maurizio Lupi (Forza Italia) e Maurizio Gasparri (Alleanza Nazionale), mentre anche l’ex presidente della commissione Lavori Pubblici del Senato Luigi Grillo (Forza Italia) ha attaccato la famiglia Benetton, azionista di maggioranza di Autostrade. Il diessino, Paolo Brutti ha depositato un disegno di legge per la creazione di un’Autority per le concessioni autostradali. Infine le associazioni dei consumatori si sono schierate compattamente contro un accordo che, a loro avviso, non favorirebbe gli automobilisti ma solo gli azionisti. Nel Maggio del 2006 il ministro delle infrastrutture Antonio Di Pietro, esprime le prime riserve sull’operazione e apre un confronto con la società, mediato dall’Anas, per concordare correttivi e garanzie da introdurre nella convenzione che regola il rapporto di concessione tra Autostrade e lo Stato. Così come riporta http://www.tgfin.mediaset.it/, ha dichiarato il Ministro Di Pietro <<quando si ha a che fare con una concessione per un bene pubblico così essenziale come le autostrade, nei principi generali dell’ordinamento deve esserci una norma cogente che prevede un’autorizzazione>> per garantire la tutela degli interessi pubblici in caso di cambiamento dell’asseto azionario. La Commissione Europea, come si legge su http://www.rainews24.rai.it/ e http://news.google.it, ha approvato, ai sensi del regolamento sulle concentrazioni nell’UE, il progetto di concentrazione tra Autostrade ed il gruppo spagnolo Abertis. Questa è un’impresa spagnola operante nella gestione di autostrade e pedaggio, ed è stata costituita in seguito alla concentrazione fra Asca e Aurea. Opera principalmente nella gestione in Spagna, Francia, Portogallo, Italia, Regno Unito, Argentina, Cile e Colombia. Autostrade, controllata dalla famiglia Benetton, è la Holding di Autostrade per l’Italia S.p.a, che ha in concessione la gestione e la manutenzione della rete italiana delle autostrade a pedaggio. Il comunicato dell’Unione spiega anche che l’operazione proposta sarà effettuata <<mediante un’incorporazione di Autostrade in Abertis>> e la costituzione di New Abertis. Secondo il giudizio dell’Antitrust europeo, lo riferisce http://www.rainews24.rai.it/, l’eventuale fusione non creerebbe sovrapposizioni “verticali” dal momento che Autostrade “svolge attività molto limitate nel settore delle costruzioni autostradali, mentre Abertis non opera in questo campo. Soddisfazione ha espresso anche Autostrade, riporta http://www.autostrade.it/, e lo si legge in una nota della società che sottolinea come il via libera di Bruxelles rappresenti <<un passo importante nel quadro della procedura prevista per il positivo completamento del progetto stesso>>. Su http://www.tgfin.mediaset.it/ si legge che, nonostante il verdetto positivo della Commissione UE alla concorrenza Neelie Kroes, per la Commissione Europea la partita Autostrade AutoAbertis non è ancora chiusa. Resta in sospeso il parere del suo collega al Mercato Interno, il commissario irlandese Charlie McCreevy; il suo portavoce, Oliver Orewes, ha confermato che i servizi della direzione generale (Dg), stanno ancora studiando la lettera inviata alla Commissione UE dal Governo Italiano, in cui si spiega la decisione di bloccare l’operazione. In particolare, McCreevy vuole chiarire se il Governo non abbia violato l’articolo 56 del Trattato Comunitario, che garantisce la libera circolazione del capitale all’interno dell’Unione Europea. Un’altra data importante è quella del 30 Settembre 2006, come si legge su http://www.ansa.it, il Governo Italiano rivede le regole per le concessioni autostradali, introducendo all’articolo 12 del decreto che accompagna la finanziaria, un nuovo modello unico di concessione, contestato dalle società autostradali. Cadono i motivi alla base dello stop del Governo, sostituiti dalle nuove regole, ma secondo l’Anas ed il Ministro Di Pietro è necessario una nuova autorizzazione sulla base delle nove regole. Come riportato da http://www.borse.it, è stato il Premier Romano Prodi, recandosi il 16 Ottobre 2006 a Madrid per incontrare il primo ministro spagnolo Josè Zapatero, ad annunciare che non ci sono ostacoli all’ingresso della società spagnola in Italia, che la questione <<Non tocca minimamente i rapporti tra Italia e Spagna>>. La dichiarazione di Prodi è stata però giudicata “limitativa” dal Ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, tornando a sottolineare la differenza tra fusione
(<< Il Governo non ha diritto di intervenire su un atto privato>>) e trasferimento della concessione da Autostrada per l’Italia alla società AutoAbertis, su cui occorreva invece il via libera. Secondo le conclusioni dell’Antitrust UE, del 18 Ottobre 2006, come riferisce http://news.google.it/, l’Italia ha violato, con il suo stop alla proposta fusione Autostrade-Abertis, l’articolo 21 del Regolamento Comunitario sulle Fusioni, che dà a Bruxelles la competenza esclusiva sulle fusioni di dimensioni comunitarie. La Commissione ha seri dubbi, si legge su http://kataweb.it/news/, riguardo la compatibilità con l’articolo 21 del parere vincolante espresso dal Ministro per le Infrastrutture e dal Ministro dell’economia e della decisione che è stata adottata dall’entità pubblica responsabile del rilancio delle concessioni autostradali in Italia, Anas, con la quale è stata rigettata la domanda di Autostrada in merito alla fusione con Abertis. La Commissione è giunta alle conclusioni preliminarie che:
- gli elementi giuridici su cui si basano tali giuridici problemi non sono identificati;
- l’interesse pubblico che sarebbe leso non è specificato;
-tale interesse può essere adeguatamente protetto in base ai termini dell’esistente convenzione di concessioni.


La Commissione, quindi, non  può considerare che queste misure siano volte a proteggere interessi legittimi compatibili con i principi generali e le altre disposizioni di diritto comunitario. Il 6 Dicembre 2006, come riportato da http://www.miaeconomia.it, il Tar ha respinto il ricorso con cui le due società (Autostrade e Abertis) chiedevano un intervento urgente, per superare il braccio di ferro con il governo. Infatti il no del Governo, dicono i giudici del Tar, non appare in contrasto con le regole europee sulla libera circolazione dei capitali. Al momento il termine ultimo fissato dalle due società per chiudere l’operazione resta il 31 Dicembre 2006. Com’ è riportato da http://www.borse.it e da http://www.rainews24.rai.it/, per il Consiglio di Amministrazione di Autostrade, la fusione con la spagnola Abertis non è al momento praticabile:
1 “ per impossibilità di procedere”, anche se l’operazione resta “auspicabile” per il futuro. Nello stesso giorno a Piazza Affari le autorità di base hanno sospeso il titolo in attesa di comunicazioni da parte delle società.
2 il secondo ostacolo che ha portato allo stop della fusione è l’entrata in vigore di una nuova normativa, inesistente al momento dell’approvazione del progetto, consistente nella soggezione da parte dell’impresa concessionaria ad un profondo mutamento non conoscibile in via preventiva nella concreta pratica. Cioè l’operazione non può essere realizzata perché l’articolo 12 della Finanziaria crea incertezze sul valore della concessione rendendo impraticabile il piano messo a punto otto mesi fa. Come riferisce http://it.news.yahoo.com/, Prodi ha dichiarato che <<Non c’è stato nessun contrasto tra il governo italiano e la spagnola Abertis alla base della rinuncia della fusione con Autostrade, ma si è trattato di una scelta aziendale e[…] le imprese hanno preso le loro decisioni. Non c’è stato nessun contrasto tra il governo ed Abertis. Il problema era
italo-italiano>>.
Quindi, come riferiscono il
20 Dicembre 2006 http://www.money.msn.it/ e http://www.finanzaonline.com, la fusione tra Autostrada e Abertis è saltata; inoltre l’indagine di Bruxelles, sull’articolo 12 del decreto fiscale allegato alla Finanziaria, rimane a rischio per il Governo Italiano
. Il commissario McCreevy vuole indagare se tale norma non violi il principio dei capitali e Antonio Di Pietro ha chiesto un incontro al commissario UE alla concorrenza, Neelie Kroes. Si legge inoltre su  http://www.asca.it/, che per Schema28, la Holding guidata dalla famiglia Benetton che controlla Autostrade, il progetto di fusione con la spagnola Abertis non è tramontato, anzi l’asse con gli spagnoli potrebbe portare a raddoppiare gli investimenti nei prossimi anni. << Vi è la volontà dei soci a proseguire nella disamina di un piano industriale per la creazione di un leader europeo nelle infrastrutture mediante un’ aggregazione fra Autostrade e Abertis”, ha affermato il presidente di Schema28 Giuseppe Piaggio. Quindi non è stata archiviata l’idea delle nozze tra Autostrade e Abertis come riferiscono http://www.finanzaonline.com e  http://www.libero-news.it/, anzi è in via di rinnovo il patto che vede gli spagnoli di Abertis uniti a Benetton, Unicredit, Generali e Fondazione Cassa di Torino nella società. Aggiunge Giuseppe Piaggio “Abbiamo solide ragioni per ritenere che il patto sarà rinnovato per tre anni , in vista delle scadenze del 2007, quando gli azionisti chiave sono chiamati a rivedere gli accordi.